SALVIAMO IL CICLISMO! AL ROGO I DANNATI

Sono trascorsi ormai diversi giorni dalla divulgazione della pruriginosa lista dei dannati dei Tour de France del 1998 e 1999, ed accuso ancora un fastidioso sentimento d’indignazione che stenta ad andarsene. Affronto senza reticenze l’argomento, considerato che ad entrambe quelle edizioni del Tour ho partecipato. Nel 1998 non ripartii alla sesta tappa essendo caduto nello sprint della quinta fratturandomi il bacino. Quei cinque giorni e la lunga vigilia a Dublino da cui il Tour partì, mi furono comunque sufficienti per percepire l’aria pesante che avrebbe accompagnato la corsa fino alla conclusione. Il Tour del 1999 lo portai a termine, diversi piazzamenti tra cui il 3° posto nello sprint finale di Parigi alle spalle di Mc Ewen e Zabel, che coincise con la mia ultima apparizione alla grande ed affascinante corsa Francese.

Con strisciante ed insopportabile ipocrisia si sta tentando di far passare il concetto che il ciclismo si salverà se facciamo sparire dalla circolazione i Dannati degli anni ‘90, coloro che con comportamenti deplorevoli hanno rovinato l’immagine dello sport più bello del mondo. Privi di senso della misura quando gareggiavano imbottiti di farmaci d’ogni genere, ed ora con i cervelli irrimediabilmente bruciati da anni di pratiche dopanti. Commentatori ed “attentissimi” osservatori d’accordo ed allineati con gli illuminati dirigenti; “Il ciclismo ora è più pulito, più credibile, più vendibile, non come negli anni novanta (salvo poi tentare di instillare il dubbio ogni qualvolta un corridore vince!). Ne siamo certi, un’epoca come quella non potrà più tornare, ora abbiamo messo a punto i sistemi per tutelarci, abbiamo sviluppato efficaci anticorpi per difenderci da una nuova eventuale orda di delinquenti malintenzionati.”

NO! Io non ci sto. Non mi nascondo, non sparisco, non mi faccio da parte, non andrò in esilio. Non c’è nulla di cui mi/ci si debba vergognare, sono/siamo stati protagonisti, personalmente con orgoglio, di un epoca. Della nostra epoca! Abbiamo gareggiato, rincorso ognuno il proprio sogno contrapponendoci, litigando, gioendo ed imprecando, abbiamo divertito, appassionato e diviso gli sportivi, confrontandoci con le regole di allora, che non dettammo noi. Chi le infranse pagò, come accade per chi le infrange ora. Dettaglio non secondario! Le regole le dettarono gli stessi che le dettano ora, ma questa anomalia sembra non interessi a nessuno degli stessi “attentissimi” osservatori! Un tempo il cliché del bravo dirigente prevedeva la conquista di risultati sportivi, medaglie, titoli, allori.

Ora prevede di cogliere il maggior numero di soggetti positivi, meglio ancora se con un nome importante, andando ove possibile anche a ritroso nel tempo, come avvenuto con questa “fondamentale e imperdibile” inchiesta della rivoluzionaria commissione senatoriale Francese.

C’è qualcosa che non torna! In qualsiasi altro ambito si sarebbe già intervenuti con ogni mezzo per rimediare a lustri di incapacità manageriale, ma non qui, si preferisce fare opportunamente in altro modo, si tira lo sciacquone e voilà, spariscono i Dannati! Allontanati, derisi, evitati, cancellati!  

Tanto ci sono i ricambi da sfruttare, da spremere, da osannare, da illudere e poi quando arriverà il momento, da buttare. Ne arrivano continuamente di nuovi! Freschi, motivati! Il Tour, il Giro, il Mondiale, le Classiche, ce ne sono a sufficienza di sogni stimolanti per le decine di giovani che si affacciano al professionismo ad ogni nuova stagione, poco importa se spesso provengono da ambienti gestiti da soggetti che ne hanno già inquinato irrimediabilmente la mente, tanto nel ciclismo dei grandi li beccheremo, e li esporremo come trofei da dare in pasto alla folla ed alla stampa assetata di storie strappalacrime, che con dovizia di particolari si prodigherà a descriverne le potenzialità gettate al vento, le opportunità perdute, a volte costretta dai fatti di cronaca a commentare di esistenze tragicamente spezzate. Nulla fa più audience di queste storie e della retorica con cui vengono condite.

La categoria purtroppo non è mai stata compatta, ne ai miei tempi ne ora, troppo vulnerabile. I contratti coincidono con importanti interessi economici, non è facile andare contro gli “schemi” del sistema, che con l’anello debole del meccanismo ci gioca a piacimento. Ma se un giorno arrivasse una nuova classe dirigente che capisse quanto necessario ed opportuno sia rimettere al centro del meccanismo i corridori? Potremmo solo allora auspicare una vera rinascita ed una nuova e florida stagione. Utopistico? Può darsi, ma quando si tocca il fondo, in qualsiasi contesto, e nel ciclismo ormai ci siamo, non resta che resettare completamente il sistema. A quel punto scenari che ora possono sembrare improbabili, potrebbero trovare terreno fertile per crescere e svilupparsi. Il patrimonio più importante del movimento ciclistico è rappresentato dai corridori e dal vastissimo pubblico di appassionati, usare i primi per tradire la passione dei secondi non potrà che portare inevitabilmente all’implosione del meccanismo.

 

S.M.

6 pensieri su “SALVIAMO IL CICLISMO! AL ROGO I DANNATI

  1. Signor Martinello, sono Maria Rita Ferrara o, come preferisce, Don Chisciotte.
    Avendo litigato con lei tempo fa ( avevo ragione io), per onestà intellettuale, devo dire che apprezzo MOLTISSIMO , davvero MOLTISSIMO questo suo scritto e anche il discorso che aveva tentato di fare con il direttore della Gazzetta.
    Apprezzo moltissimo il suo coraggio e la sua non abiura.
    Soprattutto se ci aggiungesse quanto anche lei, a suo tempo, abbia tirato la sua pietra al ” dannato” di turno e se non ci si spaventasse di dire la proporzione del fenomeno. O, almeno, diciamo che in una frase del suo intervento si potrebbe pensare all’idea delle mele marce. Ecco,se così fosse, direi che è un concetto sbagliato. Ma può darsi abbia capito male io.
    Comunque sono d’accordo con lei. Temo, però, che resteranno parole al vento. Chi lo raccoglie questo messaggio? A chi conviene fare davvero un discorso serio sul doping ( non relegandolo a bizzarro fenomeno anni novanta)o alla cattiveria morale dei ciclisti)?
    Questo suo messaggio, nel mio piccolo, sto cercando di divulgarlo. Perché dove c’è il coraggio e la fondatezza delle opinioni io ci sono sempre, a prescindere dalle liti ( che non rinnego e rivendico).

    1. Gent.ma Maria Rita, non saprei come iniziare la mia risposta, mi limito a prendere atto del suo commento. Con questo spazio che ho voluto aprire, mi propongo di sensibilizzare tutti coloro che desiderano vedere le cose migliorare, nel nostro mondo, e che volessero far sentire la propria voce. Il primo articolo postato l’ha visto, ora ne arriveranno altri. La saluto e la ringrazio per aver commentato.
      Ps. mi scuso per la risposta tardiva, ma non ero in grado di farlo prima.
      Buon ferragosto.

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