Una nuova politica antidoping è possibile?

Tema spinoso, me ne rendo conto, soprattutto se a trattarlo è un ex ciclista come il sottoscritto, tra l’altro attivo tra i prof dal 1986 al 2003, epoca dei “dannati”!

Lo spunto per scrivere quanto mi accingo a fare mi è venuto dal “malessere” che puntualmente mi coglie quando vedo sportivi e ciclisti in particolare, gettati sulla graticola al minimo sospetto, con addetti di ogni livello e ruolo impegnati nel lancio della pietra più pesante possibile, giornalisti che cadono dalla sedia colti da shock , tutti intenti a scaricare lo sfigato di turno come fosse infetto da un virus letale. In queste settimane la cronaca si è giustamente soffermata sulla sorprendente richiesta di pena che la Procura Antidoping del Coni ha fatto per Carolina Kostner, obiettivamente fuori misura anche se rigorosamente rispettosa dei regolamenti.  La posizione che il Presidente del Coni Malagò ha assunto mi piace, rischiosa ma non ha avuto timore di esprimere in modo esplicito il suo disappunto. Ciò che mi piace ancor di più è la posizione assunta dal Presidente della Federazione Italiana Sport del Ghiaccio, Andrea Gios. Non credevo alle mie orecchie! Mi sono detto: “Vuoi vedere che c’è in giro un soggetto politico sportivo, addirittura un Presidente Federale in questo caso, deciso a metterci la faccia?” Ho pensato che probabilmente ci sarà qualcosa che non riesco a cogliere, non conoscendo le carte della vicenda, ma non importa. Ciò che emerge è la forza ed il coraggio di un dirigente sportivo di primo piano che difende il proprio patrimonio, i propri atleti, la propria disciplina, fino a prova contraria! E che non si limita a dichiararlo, ma mette a disposizione della propria atleta risorse e professionisti per tutelarne l’onorabilità, e soprattutto per tutelare l’immagine del proprio sport. Non conosco personalmente il Presidente Gios, ma questa iniziativa valutata da addetto ai lavori del ciclismo, me lo rende particolarmente simpatico. Il rischio che si è assunto non è da poco, le immancabili “indiscrezioni” che con puntualità svizzera e come da malsana abitudine italiota escono dalla Procura incaricata dell’indagine sembrano decisamente compromettenti per Carolina. Quelli che la sanno lunga hanno già sentenziato, non se la caverà!  Nonostante ciò il Presidente ha preso questa iniziativa, assumendo una posizione netta, senza se e senza ma.

Faccio da solo i paragoni tra i due sport, tra il problema specifico e circoscritto che ha deciso di affrontare il presidente della FISG e quelli enormi che hanno investito e investono il ciclismo, che certamente qualche solerte lettore solleverà, a me interessa sottolineare il concetto, il comportamento, la volontà di tutelare il proprio patrimonio, i propri atleti, fino al momento del giudizio. Diciamocelo, nel ciclismo non siamo abituati al garantismo, anzi, proprio non sappiamo cosa sia, spesso si è guardati con sospetto solo perché lo si pratica. Negli ultimi 20 anni l’hobby preferito dei dirigenti sportivi italiani, del ciclismo e non, (e penso soprattutto ai vertici del CONI), è stato quello di svuotare il movimento di ogni minima forma di tutela. Anzi quando emergeva qualche problema in altre discipline, immancabilmente c’era chi si attivava per concentrare l’attenzione su qualche “caso” ciclistico, anche datato. Ma vallo a spiegare al “popolo” assetato di sangue che si tratta di cose vecchie! L’obiettivo era ed è quello di spostare l’attenzione sul ciclismo, tanto diranno: “Quelli sono abituati a convivere con tutto questo”. Addirittura qualche carriera dirigenziale è stata pianificata o rilanciata sulla “tolleranza zero” mascherandola con “garantismo zero”.

Chi ricorda Alessandro Ballan? L’ultimo Campione del Mondo Italiano? Bene, è ancora al palo in attesa di giudizio. Una carriera stroncata, una famiglia lasciata in balia della sola propria forza di volontà, in attesa di un giudizio che non arriva. Non potremmo tranquillamente paragonare Alessandro per valore sportivo ed immagine a ciò che rappresenta Carolina Kostner per la FISG?

“Se solo fossi stato trovato positivo a quest’ora sarei già tornato a correre”, mi raccontava qualche settimana fa Alessandro, “invece così non posso pianificare la mia vita, quel che resta della mia carriera sportiva ormai compromessa, il mio futuro e quello della mia famiglia”.

Ma si caro Alessandro, cosa ti aspetti?  Sei un ciclista, devi essere preparato, non sei uno sportivo qualunque, quindi giù dritto all’inferno! Quello è il posto che ti meriti. Poi se per puro caso dovessi essere messo nelle condizioni di ritornare a correre, ti accorgerai che probabilmente ormai nessuno ti vuole, anche perché non sei più giovanissimo e ormai da diverse stagioni non gareggi. Tranquillo, ti esprimeremo il nostro dispiacere, ma per cortesia, se non ti fai vedere in giro ci fai un favore. Grazie per la gioia che ci hai regalato a Varese, quella stoccata vincente ce la ricordiamo bene, ma abbiamo già voltato pagina, siamo già in nuova epoca, ora grazie alla tolleranza zero, che ammettiamo qualche vittima innocente l’ha fatta, siamo tutti più belli e profumati.

Il dott. Gios, Presidente della FISG ci ha fatto capire che una diversa politica antidoping è possibile, anche nel ciclismo, naturalmente senza dimenticare che non siamo nella Federazione Sport del Ghiaccio, ma appunto nel ciclismo, il problema nel nostro straordinario mondo esiste eccome, e nessuno tra noi conosce ancora il costo finale che sarà comunque altissimo, ma capiamo anche che probabilmente il problema si poteva e si può affrontare provando a fare meno danni collaterali rispetto agli irrimediabili fatti finora.

     Silvio Martinello

1 pensiero su “Una nuova politica antidoping è possibile?

  1. Sono stato autorizzato dall’avvocato Fiorenzo Alessi a pubblicare su questo spazio una sua riflessione inviata a Pier Augusto Stagi, direttore di Tuttobiciweb che ha rilanciato questo mio post qualche giorno fa sul suo sito. Non per far conoscere quanto di cortese scritto nei miei confronti, per il quale comunque lo ringrazio, ma semplicemente per avere in merito il parere di un esperto penalista.

    Caro Direttore ,

    Un grande saggio ebbe a dire che , nello sport del Ciclismo come nella vita, “Campioni si nasce, Fuoriclasse si diventa” .
    Fatte le debite proporzioni e con i dovuti distinguo, ritengo di annoverare Silvio Martinello nella categoria dei Campioni .
    Per i risultati ottenuti, questo è certo, ma particolarmente per il ruolo , sempre egregiamente svolto, di pressochè infallibile apripista di un Fuoriclasse dello sprint a nome Mario Cipollini .
    Oggi, per quanto è dato leggere , stimo Silvio Martinello anche quale Campione di FRANCHEZZA , in un ambiente ove regnano, pressochè incontrastate, l’opportunismo e l’ipocrisia.
    E per di più , lo rammenterà chi ha buona memoria ed aveva – ed ha – occhi per vedere senza pregiudizi, quale ex-professionista in anni in cui la disciplina del Ciclismo contava veramente fior di Campioni , ed un contorno di pubblico degno dello spettacolo (e viceversa). .
    Forti di certezze ormai incontestabili, si obietterà : ma quale spettacolo , quale lealtà agonistica, quali Campioni, erano anni di doping imperante !
    Ancora : è un Ciclismo da dimenticare, da cancellare senza remore , a partire dai cosiddetti albi d’oro fino , se possibile, alla nostra anima di Appassionati.
    Se non bastasse, si aggiunga : così dev’essere, IMPLACABILMENTE e senza tanti complimenti (vale a dire , ossequio alle regole dell’ordinamento, di merito e di rito) , anche e soprattutto per i DOPATI dei giorni d’oggi , mascalzoni che infangano il buon nome del Ciclismo e della gran parte che lo pratica, professionalmente, con cuore puro e sincero (tradotto : senza alcun doping).
    Non certo da avvocato (giacchè sotto profili tecnico-giuridici molto è stato già detto e scritto, e troppo ancora vi sarebbe da aggiungere) , ma da “inguaribile innamorato della bicicletta” (è definizione, per me splendida, del Direttore dott. Stagi) , a questo gioco al massacro IO NON CI STO !
    E non tanto, e non solo perchè – almeno per quanto è dato pubblicamente di conoscere – recenti e “famosi” casi di violazioni delle Norme Sportive Antidoping ascritte ad atleti di discipline sportive diverse dal Ciclismo sembrano avere un “trattamento” particolare , CORPORATIVAMENTE improntato e di profilo politico , nonchè con autorevoli ed influenti AUSPICI al RISPETTO massimo delle prerogative e GARANZIE DIFENSIVE dell’atleta incolpato .
    Queste SONO , o almeno dovrebbero essere , le REGOLE , e non isolate ed autonome eccezioni !
    Cio’ che reputo intollerabile è che , alla fin fine, come si dice… la legge NON sia , e neppure appaia, uguale per tutti .
    E che, come risolutamente sostiene Silvio Martinello , anche a livello Federale – e soprattutto nel Ciclismo – sia del tutto carente ogni minimo intendimento di “…tutelare il proprio patrimonio FINO AL MOMENTO DEL GIUDIZIO ..” .
    Quasi che per l’atleta-Ciclista , e parrebbe solo per questa “razza” di sportivi, pur dovendosi oggettivamente tenere conto delle specificità del cd. procedimento di Giustizia Sportiva, non dovesse valere, come per qualsiasi altro comune mortale, quella presunzione d’innocenza fino ad un definitivo pronunciamento di responsabilità che , indubbiamente, è condivisibile (almeno spero…) principio di civiltà, non solo giuridica.
    Non si tratta, dunque ed a parer mio , che altri ci facciano “…capire che una DIVERSA politica antidoping è possibile, anche nel ciclismo..” : s’impone , invece, che chi ha veramente a cuore le sorti di quella meravigliosa disciplina sportiva chiamata CICLISMO, si adoperi – in ragione del proprio ruolo e delle riconnesse competenze – affinchè chi la pratica , soprattutto se professionalmente , non abbia , mai, a sentirsi come…figlio di un Dio minore .

    Cordialmente, Fiorenzo Alessi .

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